Questa sera parlando con una persona ho riflettuto su una questione che da tempo mi girava nella testa da un paio di settimane ma alla quale non riuscivo a dare forma, cioè a quanto tempo ci facciamo rubare. L’evidenza è sotto i nostri occhi: trascorriamo il novanta per cento della giornata in mezzo a decine, centinaia di persone. Al lavoro, in famiglia, nel traffico, al bar,pranziamo in compagnia, poi c'è la palestra, vari corsi di cucito. Siamo sempre bombardati dalla televisione, dai media che stare da soli è un male e l’unico spazio completamente nostro è quando ci infiliamo sotto le coperte.
Il tempo per il silenzio è scomparso, idem per quello della lettura, dell’impegno nelle attività creative. E così ho riflettuto a quanto tempo si perde rincorrendo involontariamente il contatto con l'altro. E facendo una ricerca ho trovato una frase di Seneca che rispecchia tutto questo:
"L’unica cosa veramente nostra che la natura ci ha dato è il tempo, un bene sommamente fuggevole che noi ci lasciamo togliere dal primo venuto. Nessuno che abbia portato via del tempo a un altro pensa di essere debitore di qualcosa, mentre è questo l’unico bene che un uomo non può restituire, neppure con tutta la sua buona volontà."
E ti ritrovi così a pensare al tempo che ti sei fatto rubare, e a quello che hai rubato senza volerlo. E l'unico modo che si ha per riappropriarsene è stando soli.
Stare soli dà la possibilità di creare in libertà, di lasciare aperta la porta dell'immaginazione e chiudere fuori tutto ciò che in alcuni momenti della vita, della quotidianità ti soccombe e ti soffoca.
Stare soli e riempire il proprio tempo senza fartelo rubare, ti fa venire voglia degli altri. Non più bisogno di tutti, ma desiderio di coloro che scegliamo con cura da farci interrompere la gioia della solitudine pur di vederli.
Stare soli e riempire il proprio tempo senza fartelo rubare, ti fa venire voglia degli altri. Non più bisogno di tutti, ma desiderio di coloro che scegliamo con cura da farci interrompere la gioia della solitudine pur di vederli.
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